Sono mancati gli attesi fuochi d’artificio, ma non alcune importanti sorprese. Il Gran Premio di Azerbaigian fila relativamente liscio dopo il caos del sabato in qualifica, regalando però alla Formula 1 equilibri che sembravano impossibili da pronosticare fino a qualche settimana fa. A Baku va infatti in bambola la McLaren, che nel weekend in cui ha mancato la conquista aritmetica del mondiale costruttori può addirittura temere di perdere quello piloti. Il successo di Max Verstappen, dominante come non lo si vedeva da quasi due anni, potrebbe rimettere infatti tutto in discussione qualora si ripetesse anche in futuro. Soprattutto se si confermassero gli errori di Oscar Piastri, mai così in difficoltà nella sua intera carriera, e l’atteggiamento sempre troppo timido di Lando Norris. Chi mastica ancora una volta amaro è invece la Ferrari, attardata rispetto a vecchi e nuovi avversari e ora terza in classifica dietro a una Mercedes in festa per il secondo posto di George Russell e il buon quarto di Kimi Antonelli. Beffa delle beffe, a completare il podio arrivando terzo è Carlos Sainz su Williams: proprio colui che lasciò Maranello l’inverno scorso per lasciare il proprio sedile a un Lewis Hamilton che invece continua a deludere. Stavolta accompagnato anche da Charles Leclerc.
Il Gran Premio di Azerbaigian prometteva una girandola di emozioni, colpi di scena, duelli, ritiri e interruzioni, come tante volte avvenuto nelle passate edizioni della gara. Del resto già le qualifiche avevano rappresentato un anticipo di tutto questo, con sette vetture a muro e sei sospensioni per bandiera rossa. Alla domenica invece ne arriva solamente una, ma dal peso specifico colossale: Piastri, già costretto a partire a metà griglia per l’incidente del sabato (identico a quello occorso alla Ferrari di Leclerc avvenuto pochi minuti prima), sbaglia tutto lo sbagliabile e deve dire addio alla corsa. Incredibile la sequenza degli eventi: l’australiano pasticcia con il volante al via, parte in anticipo, stalla la macchina, viene sorpassato da numerosi colleghi e poi, nel tentativo di rimontare, finisce di nuovo contro le barriere e si ritira. Il tutto nel primo minuto dopo lo spegnimento dei semafori.
Difficile pensare di fare peggio, facile invece immaginare uno scenario in cui il compagno di squadra potesse approfittarne più e meglio rispetto a quanto realmente avvenuto. Norris, già lento in qualifica, in gara prova a sparigliare le carte con la strategia ma non attacca mai realmente chi lo precede nel tentativo di accorciare ulteriormente in classifica su Piastri. Addirittura nelle prime curve viene sverniciato da Leclerc, in un raro momento di splendore di una domenica ancora una volta a tinte molto opache per la Ferrari. Poi Lando scompare in una zona punti tanto importante quanto anonima. Si arriva agli ultimissimi giri, quando si ritrova alle spalle di due inattesi protagonisti come Liam Lawson e Yuki Tsunoda, i quali non subiscono tentativi di sorpasso degni di tale nome. L’inglese si accontenta di portare a casa 6 punti, che significa tornare a -25 da Piastri. Non male, certo. Ma arrivando quinto invece che settimo sarebbero stati 21, e chissà che quei 4 punti non possano rivelarsi decisivi a fine anno. Ancora una volta, insomma, dalla monoposto numero 4 arriva un approccio alla gara non da aspirante campione del mondo.
Chi campione lo è stato, lo è ancora e punta ad esserlo ancora è invece Max Verstappen. Per lui quella di Baku è la seconda vittoria consecutiva dopo Monza, ma soprattutto la seconda frutto di un dominio d’altri tempi. Ora il suo ritardo da Norris è di 44 punti, quello su Piastri di 69: puntare al titolo resta complicatissimo, ma non è del tutto impossibile. Singapore dovrà dare conferme in tal senso o meno: se la McLaren si confermerà altrettanto nel pallone e la Red Bull si dimostrerà di nuovo così competitiva (occhio anche a Tsunoda, finalmente efficace e autore di un sesto posto), tutto potrà succedere. Chi dovrà nuovamente cercare una quadra è invece la Ferrari, promettente nel venerdì di Baku per poi naufragare in un mediocre anonimato. Leclerc e Hamilton, partiti 10° e 12° dopo qualifiche deludenti per entrambi, differenziano le strategie senza riuscire mai a illuminare la propria gara.
Alla fine sono ottavo e nono al traguardo, con Lewis davanti a Charles (scherzando ma non troppo si potrebbe dire che al Cavallino non è riuscito nemmeno lo scambio di posizioni tra i due sulla bandiera a scacchi). Ma al di là dei risultati, le prestazioni della Rossa la vedono non più dietro alla sola McLaren, che al netto degli errori resta la vettura da battere, ma anche alla Red Bull e soprattutto alla Mercedes. Che infatti, grazie al secondo e quarto posto odierno, mette la freccia e diventa la prima inseguitrice in classifica del team papaya. I punti di vantaggio sulla Ferrari sono ancora solo quattro (290 a 286), ma se gli equilibri resteranno questi il rischio è che non si assista a un controsorpasso, ma a una forbice che si amplierà sempre di più.
Max Verstappen è tornato a vincere sul circuito di Baku (credits: Oracle Red Bull Racing)