Milano, 22°
Outdoor 23 Luglio 2025di Federica Sorrentino

Norma Gimondi scala il Mont Ventoux nel ricordo del padre

Tredici anni dopo l’ultima volta, Norma Gimondi è tornata a pedalare sulle rampe del Mont Ventoux, una delle salite più iconiche del Tour de France. Un gesto non soltanto sportivo, ma profondamente simbolico: rendere omaggio a quella straordinaria impresa del 1965, quando suo padre Felice, in maglia gialla, si difese con tenacia dagli attacchi di Poulidor e Jimenez.

L’idea è nata lo scorso anno. “Bisognava trovare dei compagni giusti con i quali vivere un’esperienza così”, racconta Norma. Così, insieme al cugino Massimo, figlio del fratello di Felice, e ad alcuni amici provenienti da Bergamo e Carpi, ha organizzato la spedizione. La giornata è cominciata con qualche incertezza. Alle cinque del mattino, infatti, pioveva a dirotto. Un’ora dopo, “si era asserenato tutto”, ricorda. Da Carpentras il gruppo ha raggiunto in bicicletta Bedoin, da dove parte l’ascesa. Già lì l’atmosfera era carica di emozione: ciclisti, tifosi ai bordi della strada, bambini che davano il cinque.

Quella del Ventoux non è una semplice salita. Il tratto nel bosco – circa 7 chilometri – è particolarmente severo: pendenze costanti attorno al 9-10%, nessun punto per rifiatare. “Il mio papà mi aveva detto che il pezzo più brutto è il bosco perché non ti dà modo mai di respirare, non hai un metro di pianura” dice Norma. Ed è proprio in quel tratto che Felice Gimondi, nel ’65, scelse una strategia vincente: resistere all’attacco degli avversari, proseguire con il suo ritmo in progressione, contenendo il distacco in cima, e dando in pianura il meglio di sé arrivando a 34 secondi. “Papà diceva sempre: lì ho vinto il Tour” afferma Norma Gimondi. A 600 metri dall’arrivo, Norma si ferma un attimo a respirare. Davanti a lei, due bambini con le maglie del Tour – uno in giallo, l’altro a pois – vengono spinti in salita dai loro papà. È un momento toccante. “Lì davvero ho pensato fortemente al mio papà e sono arrivata in cima”.

L’arrivo è stata la celebrazione collettiva di un’eredità sportiva che continua a vivere. “C’erano migliaia di cuori che battevano insieme”. Norma Gimondi ha riportato in vita una pagina leggendaria del ciclismo e lo ha fatto con le gambe e con il cuore.

Norma Gimondi, quarta da sinistra, con il gruppo che l’ha accompagnata nella scalata del Mont Ventoux (credits: Norma Gimondi)