L’anagrafe dice “sessanta”. Ma Santini Cycling è più giovane che mai. Dando valore al suo passato e con lo sguardo proiettato sul futuro. Basta mettere piede nella splendida sede di via Zanica a Bergamo, un cuore pulsante che diviene anche il migliore dei biglietti da visita. Per tutti. Dal professionista all’amatore come per l’appassionato. Che, tra una maglia e l’altra, può ripercorrere un bel pezzo di storia delle due ruote lustrandosi gli occhi. In ogni senso. Il cavalier Pietro Santini e la moglie Maria Rosa Fumagalli hanno posto la prima pietra, le figlie Monica e Paola – ora al timone rispettivamente come Ceo e marketing manager oltre che responsabile comunicazione – proseguono l’attività nel solco della tradizione e tenendo sempre fermo il mirino su innovazione ed immagine. Strizzando l’occhio allo stile, in ogni minima sfumatura. Sono 150 i dipendenti (77% donne, 23% uomini) con un’età media di 36 anni, l’85% del mercato si rivolge all’estero in oltre 60 Paesi. Identità e obiettivi precisi, come si evince dall’intervista a Monica Santini.
Monica, la vostra storia è legata in modo indissolubile al grande ciclismo. Quali sono stati i momenti topici di questi 60 anni?
“Ne ho vissuti tanti, anche da bambina. Il primo garage era diventato il mio parco giochi di un contesto nel quale i genitori avevano poco tempo da dedicarmi a causa del lavoro. Ma se dovessi sceglierne qualcuno, le idee sono piuttosto chiare. Il primo è il mio ingresso in azienda, nel 2000 non ancora 30enne: il mondo stava cambiando, la realtà era molto focalizzata sul prodotto con poca visibilità e poca immagine. Allora ho scelto d’informatizzare forte di un’esperienza pluriennale che avevo da poco terminato all’estero. Il secondo flash, tra il 2007 ed il 2008, quando l’arrivo nel team di mia sorella Paola ha permesso di strutturare ex novo il ramo marketing e comunicazione. Il terzo quando papà Pietro ha fatto un passo indietro consegnando le redini a me e mia sorella. Dieci anni fa ci siamo guardate dicendo: “Adesso bisogna accelerare”. E lo abbiamo fatto dando una visione più nostra con cambiamenti strutturali decisamente corposi”
Con tanto di nuova sede in via Zanica, nella struttura dell’ex Perofil…
“Quando abbiamo siglato il contratto di partnership con il Tour de France (firmato fine 2020, effettivo dal 2022 ndr) pensavo si potesse considerare la nostra operazione per eccellenza. Un pensiero che è rimasto tale fino all’operazione riguardante questo spazio. Avevamo però l’esigenza di avere un quartier generale secondo le nostre idee. Serviva un forte imprinting, per i dipendenti ma anche per far capire alla gente il valore del brand”
A proposito di brand. Quali i tratti distintivi di un capo Santini?
Tutti ormai abbinano l’aspetto tecnico e l’innovazione. Oltre a queste due caratteristiche, che devono essere sempre più marcate, noi vogliamo essere sempre attentissimi allo stile. Capi super tecnici sì, ma anche belli da vedere e da indossare. In questo è essenziale ascoltare moltissimo il feedback costante da parte del consumatore
Come l’indumento sportivo riesce a fare la differenza nelle prestazioni agonistiche?
“Un indumento la fa immensamente. Il ciclista sa che sta sulla bici per tante ore e può trovarsi ad affrontare ogni condizione climatica. Ecco perché ci sono esigenze da soddisfare assolutamente. E noi dobbiamo mettere a disposizione capi che consentano di sentirsi bene in qualunque situazione. Lavoriamo sul consumatore tradizionale che vuole la protezione, quello più evoluto che vuol essere protetto e tecnicamente vicino ai professionisti ed il professionista che è la massima espressione. Per essere preparati a tutto serve tantissima attenzione”.
La stessa attenzione che bisogna porre sul concetto di “sostenibilità”. Vero?
“Eccome. A maggior ragione perché nel nostro contesto si lavora sui derivati del petrolio. Noi siamo “inquinanti” ed ecco perché stiamo cercando d’inserire sempre più prodotti riciclati.Entro fine anno, inoltre, saremo 100% “No Pfas”. Al contempo, dal macro al micro, cerchiamo un processo il più ecosostenibile possibile. Anche nel piccolo. Come ad esempio niente bottigliette di plastica, ma acqua solo nelle brocche o caffè servito nelle tazzine che poi vengono subito lavate. Il dettaglio, in ogni coniugazione”.
Qual è la cosa che sogna di vedere prossimamente a chi indossa una maglia Santini?
“Il più grande lo condivido da tempo con Luca Guercilena (direttore generale della Lidl-Trek). Ed è quello di portare sul podio del Tour de France un nostro atleta. Magari uno costruito in casa, gradualmente e con pazienza. Non necessariamente la maglia gialla, quella è per il gotha”.
Tre parole: “Mondiale a Bergamo”. Cosa risponde?
“Sarebbe un’emozione bellissima, ma anche un impegno immenso. Già mi vedrei tirata per la classica giacchetta. E continuo a ribadire che non bisogna per forza ospitare la competizione iridata su strada. Ci sono anche gravel, ciclocross e altre opzioni”.
Nella foto, da sinistra: Monica Santini, amministratore delegato, il cav. Pietro Santini, e Paola Santini, marketing manager e responsabile comunicazione Santini Cycling (credits: Santini Cycling)