L’oratorio è da sempre un luogo di incontro e aggregazione. Potremmo definirla una istituzione educativa che opera sul pluralismo, sull’integrazione e sull’inclusione. Riflettendo su questo luogo, giungono alla mente tanti pensieri, come il trovare le porte sempre aperte e pronte ad accogliere chiunque desiderasse entrarvi; gli incontri e le attività creative con i coetanei e non solo; i momenti di gioco e divertimento.
Ricordo molto bene anche quando si andava a vedere i propri compagni di scuola giocare le partite di calcio, festeggiare insieme per una vittoria o sostenerli nonostante una sconfitta. Ecco, queste probabilmente sono le prime esperienze di tifoseria.
Durante un tifo ci si impegna a sostenere con entusiasmo ed euforia la propria squadra. Ancora prima è necessario, però, esprimere amore e passione per lo sport. Inoltre, alla base è fondamentale vi siano dei valori, quali il rispetto reciproco, la lealtà e la collaborazione.
Nell’ultimo periodo la cronaca ha riportato eventi spiacevoli: un pugno sferrato a un giovane arbitro e una rissa tra giovanissimi in campo che ha coinvolto dei genitori. Ecco, questo non è più sport. È tutto ciò non rispetta nemmeno lontanamente i valori e gli insegnamenti dello sport e ancor meno dell’oratorio.
Sarebbe bene fare un passo indietro e far tornare alla mente la bellezza dello sport e insegnare come lo sport viva sì di rivalità, ma nel rispetto reciproco. Insomma, si gioca da avversari, mai da nemici. Sarebbe importante che i genitori riuscissero a far vivere l’esperienza sportiva ai propri figli con la passione e la leggerezza che caratterizzano la giovanissima età. Un periodo fertile per imparare i valori e accettare i propri errori giocando. Con l’aiuto fondamentale dei genitori.
Lo scorcio del campo di calcio di un oratorio