Tutti a lezione dal professor Antonio La Torre. Docente sì, ma anche – e soprattutto vista la circostanza – nella veste di direttore tecnico-scientifico della nazionale d’atletica. “Costruire una squadra nello sport individuale”, il tema della conferenza organizzata dal Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università degli Studi di Bergamo. Nella sede di via Pignolo c’erano i professori Antonio Borgogni e Gianluca Bocchi a fianco di Nicola Lovecchio eccellente moderatore. Oltre due ore e mezza dense. Di ricordi, esperienze, insegnamenti e aneddoti. Una platea di addetti ai lavori, figure istituzionali (il presidente regionale Fidal Giovanni Mauri) e tanti ragazzi ad apprendere ogni virgola. “Un’occasione preziosa” l’ha definita giustamente Claudio Bertoletti, il presidente del Cus. Aggettivo più che mai azzeccato perché La Torre si è confermato un fiume in piena e un dispensatore di tante pillole. Che, non per nulla, sono supportate dai risultati. Perché se il movimento sta vivendo molto più di una semplice “primavera” lo si deve in gran parte a lui. Che nel 2018 ha dovuto cedere di fronte all’insistenza di Roberto Pericoli e Giovanni Malagò: “Ho rifiutato per 20 anni. Ho accettato perché pensavo fosse un discorso sostanzialmente a termine”. Invece no. E’ arrivata una rivoluzione. Con gli stessi uomini. Eppure tutti con una marcia in più. Uno staff coeso e competente la cui trasposizione è diventata la squadra che conosciamo oggi e che sta regalando medaglie ed emozioni da un lustro. “A tavola ho cominciato a far mischiare i posti rompendo gli schemi rigidi su questo fronte. Si comincia da lì ad avere lo spirito di squadra individuale- Il dialogo è fondamentale, sono i non detti a provocare disastri. Il rapporto con gli atleti? A qualcuno ho solo dovuto ricordare il rispetto delle opinioni altrui”. I segreti sono tanti, la gestione è essenziale: “Con Tamberi si fa uno studio del sonno. Il riposo è determinante. Lui è un capitano straordinario. A Tokyo, in quella giornata memorabile del doppio oro suo e di Jacobs in 7′, durante la gara di Marcell si sentivano le sue urla per spingere il compagno. Straordinario anche Tortu, come uomo squadra anche perché è un ragazzo molto intelligente e umile. Perché l’umiltà è un’altra prerogativa. Il giorno successivo ad un successo, va accantonato ciò che è accaduto il giorno prima. La nostra disciplina è universale, è l’uomo contro i propri limiti. Nel momento in cui ci si ferma, il secondo è già al lavoro per superare. Oltre ai big c’è un movimento giovanile che è un patrimonio. E Bergamo ne è un grande serbatoio. Roberto Rigali? Una gioia immensa. La classe operaia che va in paradiso”.
Per gli studenti alcune raccomandazioni da cerchiare in rosso sulle agende oppure appuntarsi nelle note dei dispositivi elettronici: “Cercate un mentore, una figura del genere è vitale. E continuate a studiare. Anche il vostro sport, perché anche quel tipo di preparazione ha il suo peso. Non abbiate neppure paura di sbagliare”.
Antonio La Torre, ospite dell’ateneo bergamasco, ha dispensato aneddoti e raccomandazioni (photocredits: Fidal)