Impugnare un fioretto per una schermitrice è come per un giornalista prendere una penna e scrivere. Valentina Vezzali, la regine del fioretto, ha scelto di esordire così alla Biblioteca dello Sport “Nerio Marabini”, dove ha ripercorso una carriera senza eguali, guidata nel racconto fluido quanto ricco di ricordi e aneddoti da Paolo Marabini, che ne ha descritto le gesta di sportiva di classe in una biografia cadenzata di mirabilie.
Nr 1 del ranking per 500 settimane, sostanzialmente dieci anni di dominio assoluto sulle pedane, ha fatto sua la scena da quando ha deciso di vincere. Figlia, tecnicamente parlando, del maestro Ezio Triccoli, vero innovatore della scherma al quale è stato dedicato un docufilm, Valentina Vezzali confessa di avere avuto da bambina come riferimento Dorina Vaccaroni e poi nell’altra campionessa jesina, Giovanna Trillini, una ispiratrice e rivale. Destino ha voluto che né suo padre, né il maestro Triccoli la vedessero vincere la sua prima medaglia olimpica, nel 1996, a 22 anni. Il genitore era scomparso sette anni prima, alla vigilia della vittoria da 15enne nel mondiale U17 a Lisbona. E quando, nel 1992, 18enne, ha vinto il suo primo campionato italiano assoluto, non convocata per le Olimpiadi di Barcellona avendo davanti un dream team vincente, ha dato lezione di stile andando ad allenare Dorina Vaccaroni, che le era stata preferita per il palmares e la maggiore esperienza. Valentina si ripromise così di puntare ai Giochi del ‘96, dove partecipò da vincitrice della prima coppa del mondo assoluta. La costanza e la tenacia le hanno permesso di cogliere straordinari traguardi. Nella sua bacheca undici trofei di Coppa del mondo, 26 medaglie iridate di cui 16 d’oro, ma soprattutto nove podi olimpici con tre ori individuali a cinque cerchi consecutivi (2000, 2004 e 2008). Che avrebbero potuto essere quattro quando a Londra 2012 si è presentata da portabandiera e, nella gara vinta da Elisa Di Francisca, si è dovuta accontentare di un bronzo strappato letteralmente, con una rimonta passata alla storia, alla stessa avversaria coreana incontrata e battuta quattro anni prima nella finale per l’oro. Nel 2016 il Ciò ha tolto dal programma olimpicoil torneo a squadre di fioretto, ma nel mondiale disputato nello stesso anno è arrivato l’argento a squadre, suggella a una carriera sublime. Il momento più significativo di donna e atleta? Avere scelto nel 2004 di diventare mamma ed essere riuscita a vincere il mondiale di fioretto individuale nel 2005, quattro mesi dopo avere partorito il suo primogenito. In difesa del diritto alla maternità, nella recente carriera politica, ha ottenuto di fare inserire a livello federscherma il criterio del mantenimento del ranking durante la gravidanza, norma recepita dal CONI per tutte le discipline. Il segreto del successo ripetuto? Mai perdersi in autocompiacimento ed essere capaci di rimettersi in discussione per mantenersi competitivi. Una carriera, la sua, affrontata dal primo all’ultimo giorno con impegno e determinazione. La prima ad arrivare in palestra e l’ultima ad uscire. Nell’era della digitalizzazione gli atleti inseguono spesso la notorietà trascurando le emozioni. Valentina Vezzali non si limita a riviverle, ma le trasmette, trasferendo un patrimonio che arricchisce la cultura sportiva.
Valentina Vezzali con Paolo Marabini nel corso dell’incontro alla Biblioteca dello Sport “Nerio Marabini” di Seriate (credits: Pernice Editori)