La pallavolo femminile di Bergamo salva due volte. A inizio e fine stagione. All’inizio, per merito e volontà di una figura storica come Andrea Veneziani, il quale ha rifondato il Volley Bergamo aggiungendovi quel 1991 che la dice lunga sulla tradizione trentennale, e volendosi affiancato da altre figure patrimonio di tale tradizione, primo fra tutti Giovanni Panzetti. Salvezza finale arrivata perché nel volley le motivazioni e l’etica sportiva, anche quando le posizioni sono cristallizzate, non vengono mai meno, come ha dimostrato Monza battendo e condannando alla retrocessione Trentino Volley. Poi, naturalmente, al tirare delle somme, bisogna essere contenti di come sia finita. Per la seconda volta, a distanza di quattro anni, la squadra rossoblù si è ritrovata salva per un soffio. La dirigenza del nuovo corso assicura che i progetti sarebbero rimasti inalterati anche retrocedendo. E’ indubbio, tuttavia, che continuare a essere protagonisti in A1 assume ben altro significativo, anche dal punto di vista dell’attrattività di pubblico e sponsor. Appena 20 punti in 26 partite rappresenta il bilancio più magro di sempre. A determinarlo le tante difficoltà, gli infortuni, i cambi forzati e l’impatto del covid-19 che ha azzerato un mese abbondante costringendo a ripartire nella preparazione fisico-atletica. Il Volley Bergamo 1991 guarderà dal divano i playoff scudetto, ma nel frattempo potrà iniziare da subito a pianificare la prossima stagione. Dal punto di vista tecnico, ci sono da valutare i punti di forza e di debolezza. Non è mai mancato l’impegno, ma è altrettanto evidente che in troppe occasioni sono mancate la lucidità e determinazione per chiudere a favore i set vissuti sul piano dell’equilibrio di risultato. Sarà ancora Giovanni Panzetti l’alchimista del nuovo roster che (siamo d’accordo con chi segue e commenta il volley femminile bergamasco fin dalla sua nascita) non può fare a meno di pedine come Sara Loda, capitano inossidabile, la schiacciatrice Lanier e la centrale Butigan. Va dato merito al coach Micoli di avere riportato serenità nell’ambiente e dato una personalità alla squadra. Ma non si dimentichi la partita della fase di transizione vinta con in panchina il secondo Zanelli. Vittoria determinante per il minimo necessario alla salvezza. Last, but non least, il pubblico. La Nobiltà Rossoblù è una bandiera senza cui, probabilmente, i colori della squadra apparirebbero più spenti. Invece si illuminano, soprattutto quando di fronte c’è la squadra più forte del mondo e si rischia di portarle via un set.
Stefano Micoli osserva le sue giocatrici (credits: Pernice Editori)