Milano, 13°
Outdoor 17 Aprile 2025di Marco Enzo Venturini

Ferrari in Arabia Saudita sarà prova d’appello

Questo fine settimana a Jeddah si chiude il trittico asiatico di appuntamenti iridati consecutivi per la Formula 1: tre settimane di fila di gara, che tanti dubbi e incertezze hanno regalato alla Ferrari. La speranza e l’occasione è che il Gran Premio d’Arabia Saudita coincida con la tanto attesa svolta per il Cavallino. Che certamente in Bahrain ha mostrato segnali di crescita rispetto a Cina e Giappone, non ancora sufficienti però anche solo per centrare il primo podio stagionale.

Questo dato statistico rappresenta un’anomalia per la casa di Maranello, ma fino a un certo punto. A fare effetto più che altro sono i precedenti con versioni della monoposto rossa che sulla carta appaiono decisamente peggiori rispetto alla pur tentennante SF-25. Quattro gare senza nessun podio è uno scenario che nella storia della Ferrari si è verificato appena nove volte in 75 stagioni, di cui appena quattro negli ultimi 40 anni (1993, 1986, 2009 e 2021). Si pensi che anche tre delle vetture di Maranello da sempre considerate fallimentari erano riuscite laddove quest’anno ancora Charles Leclerc e Lewis Hamilton sono mancati: parliamo di quella del 1992, quella del 2014 e quella del 2020.

Va detto però che il Gran Premio d’Arabia Saudita potrebbe offrire sulla carta qualche possibilità in più alle Rosse, in particolare a quella di Leclerc. Nelle sue prime quattro edizioni, infatti, l’insidioso e velocissimo tracciato di Jeddah ha visto il solo monegasco centrare sempre e comunque la Q3 in qualifica (oltre a Sergio Perez, non più in griglia). Riprova del fatto che, tra i lunghissimi rettilinei sauditi e le curve velocissime che li uniscono, anche i migliori possono sbagliare.

Sicuramente non vogliono farlo i due piloti della Ferrari, per la prima volta in stagione alle prese con una pista che premia trazione e velocità di punta. Dopo un inizio di stagione caratterizzato dai flop su tracciati misti e pieni di cambi direzione ad ampia percorrenza, da anni tallone d’Achille delle Rosse, cambiare completamente scenario può rappresentare un interessantissimo banco di prova. Potrebbe essere una piccola svolta, da un lato, ma dall’altro un’ulteriore delusione confermerebbe la SF-25 come un progetto quantomeno problematico.

Tecnici e piloti ci credono, con Leclerc impegnatissimo nel trovare il giusto bilanciamento sulla sua Ferrari e Hamilton che ancora fatica ad abituarsi a uno stile di guida per lui pressoché inedito. In più anche il degrado gomme, vero e proprio incubo fin qui per il muretto del Cavallino, in quel di Jeddah dovrebbe essere più contenuto. Intanto Frederic Vasseur ha garantito sostegno totale a Hamilton, che a sua volta ha dichiarato: «Abbiamo trovato il modo di adattare meglio la mia guida alla macchina. Mi sto progressivamente abituando allo stile di guida necessario per farla funzionare, e ho imparato più in Bahrain che in tutti gli altri weekend». Il tutto in attesa del primo, vero pacchetto di aggiornamenti previsto per Miami il 4 maggio, questa è al momento l’unica direzione in cui lavorare.

Il tutto tentando di non perdere di vista gli altri: la Mercedes, che continua a macinare punti, un Max Verstappen apparentemente in enorme difficoltà con la sua Red Bull ma già vincitore di una gara a Suzuka, e soprattutto la McLaren. Che se non altro, nonostante una superiorità schiacciante sulla concorrenza, sembra essere sempre più vicina all’esplosione della rivalità interna tra Lando Norris e Oscar Piastri. Una circostanza che, da sempre, favorisce gli inseguitori.

Charles Leclerc nei box Ferrari sul circuito di Jeddah (credits: Scuderia Ferrari)