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Integrazione 24 Maggio 2025di Fabio Garghentini

A TIME OUT il salto nel futuro di Fiona May

Il Teatro Verdi di Bonate Sopra ha ospitato la prima tappa di TIME OUT, lo sport festival itinerante tra Bergamo, l’Isola Bergamasca e la Valle San Martino, che ha come obiettivo parlare di sport attraverso la voce dei protagonisti delle imprese agonistiche. Ospite del primo incontro è stata Fiona May, figura di spicco nel panorama dell’atletica leggera, plurititolata e tuttora detentrice del record italiano di salto in lungo outdoor. Nel corso della propria carriera sportiva si è laureata due volte campionessa mondiale di questa specialità che l’ha portata a conquistare anche due argenti olimpici. L’ex atleta ha raccontato molto di sé, esprimendo la sua passione per lo sport e definendolo a tutti gli effetti un lifestyle, fondamentale soprattutto per i valori e la crescita dei più piccoli. 

Fiona May si è espressa sulla situazione degli impianti sportivi in Italia: “Dev’esserci qualcosa di più, ci vorrebbe una collaborazione attiva tra CONI, comuni e società perché lavorando tra loro otterrebbero molto di più. Un altro aspetto molto importante è quello di rendere i ragazzi indipendenti anche nel poter raggiungere le strutture sportive, non facendo si che l’impegno gravi sempre sui genitori che, soprattutto per motivi di lavoro, non sempre riescono a sacrificarsi”.

Fiona May si è soffermata sul suo rapporto con lo sport e la famiglia. “I miei genitori raramente venivano a vedermi, poi ho scoperto che lo facevano perché non volevano mettermi pressione. Mio padre era un uomo fiero, tutto d’un pezzo e spendeva poche parole per elogiarmi ma poi ho saputo che chiedeva sempre un sacco di informazioni al mio allenatore con il quale era strettamente in contatto. Quest’insegnamento si è riflettuto anche nel rapporto che ho con mia figlia Larissa. Anche io la guardo da lontano quando gareggia, non voglio per nulla essere invasiva. Larissa inizialmente non voleva fare la mia stessa disciplina, era molto forte ad ostacoli, poi l’infortunio di una sua compagna l’ha portata a provare e subito al primo tentativo ha dimostrato di avere la stoffa da lunghista. Suo papà è il coach di Larissa, io invece faccio la mamma e le lascio il suo spazio, non voglio intromettermi ma sa che per qualsiasi cosa io ci sono”. 

Fiona ha raccontato poi i motivi del suo passaggio dalla nazionale britannica alla quella italiana. “Gli UK non hanno creduto tanto in me, quando ho avuto bisogno di una mano economicamente me l’hanno negata, io inoltre sentivo di poter superare i 7 metri e ho seguito un allenatore in Italia dove già c’era il mio ex marito che è italiano. La prima volta che ho indossato la tuta italiana mi sono emozionata, era tutto così bello e nella prima gara ad Helsinki abbiamo anche battuto gli inglesi”. 

Fiona ha toccato anche il tema del razzismo. “Le cose sono peggiorate, durante la mia carriera nessuno ha mai detto che non ero italiana, la situazione ora è cambiata però e non riesco a capirne il motivo, sono un pò delusa e scioccata per i ragazzi e le nuove generazioni perché si è innescato un razzismo velato e sottile che è ugualmente tagliente”. 

L’intervista si è chiusa poi con le aspirazioni di Fiona che, ora lontana dal mondo delle gare, coltiva anche con ironia il sogno di partecipare ad un film d’azione dopo aver esordito come attrice in due serie tv ed in un cortometraggio. “Da grande appassionata di James Bond, un sogno nel cassetto dopo i tanti progetti che ho realizzato sarebbe magari proprio quello di partecipare ad un film d’azione, perché no”.

La prima tappa di TimeOut, imperniata sulla figura di Fiona May, ha confermato il successo della formula adottata dalla manifestazione, che mette a contatto i personaggi sportivi con la gente e soprattutto con i giovani, i quali possono trarre importanti insegnamenti dalle storie personali dei grandi campioni.

Fiona May sul palco del teatro Verdi di Bonate Sopra (credits: ufficio stampa TIME OUT Sport Festival)