Forse è ancora presto per dare giudizi o fare previsioni sui risultati che darà la pista. Una cosa però è certa: il nuovo corso della Ferrari, con Charles Leclerc e Lewis Hamilton al volante, già esalta l’immaginario degli appassionati italiani. Che non potevano esprimere il proprio entusiasmo in maniera più chiara e roboante di quanto avvenuto a Milano in Piazza Castello, in un pomeriggio dai toni e dai colori d’altri tempi. Quello in cui il Cavallino si è concesso un bagno di folla in mezzo ai suoi tifosi, e la gente ha dimostrato come non sia affatto vero che la passione nello sport non esista più.
Ventimila le persone che si sono riunite davanti al Castello Sforzesco, nel desiderio e la consapevolezza di essere testimoni di un momento storico: la prima e ultima volta di Hamilton al debutto in rosso in un evento pubblico. Proprio lui, che dal lontano 2007 (ormai 18 anni fa!) ha rappresentato quasi ininterrottamente il grande rivale, l’avversario da battere, il fumo grigio negli occhi di chi sperava in un orizzonte rosso, e doveva anno dopo anno rimandare i sogni di ritrovata gloria. «Anche quest’anno vinciamo l’anno prossimo», era diventato un amaro tormentone del popolo ferrarista. E sullo sfondo di questo quasi interminabile digiuno c’è quasi sempre stato il volto sornione proprio di Lewis. Che nel frattempo collezionava vittorie, trofei, titoli e gloria. Ancora e ancora, quasi ininterrottamente, se si escludono due archi temporali: quello in corso oggi, e che riguarda Max Verstappen, e il quadriennio 2010-2013 dominato da Sebastian Vettel. Che, guarda caso, a sua volta raggiunse poi Maranello. Nel suo caso nel 2015.
Stavolta però sembra esserci qualcosa di diverso. Sarà che il prolungato digiuno aumenta l’appetito, sarà che i tempi sono cambiati, sarà anche che l’approccio del campione è stato sin dall’inizio amichevole e propositivo. Sta di fatto che la genuina reazione della gente è stata profondamente diversa da alcuni importanti precedenti del passato, con un’esplosione di entusiasmo quasi fuori controllo. Michael Schumacher, che nel 1996 iniziò la sua epopea in rosso dopo anni ampiamente più deludenti rispetto a quelli che ci stiamo mettendo alle spalle oggi, arrivò a Maranello accolto dalla curiosità dei tifosi ma anche parecchi nasi storti. Indimenticabile fu in tal senso lo striscione «Meglio un Alesi oggi che 100 Schumacher domani» nella sua ultima Monza da avversario del Cavallino. E anche intorno a Fernando Alonso e lo stesso Vettel c’erano alcune perplessità generali, nonostante entrambi già parlassero italiano: non tutti riuscirono a inquadrare immediatamente i nuovi alfieri della Ferrari come eroi, con quella patina del «nemico» che ci mise qualche tempo ad essere grattata via dalla loro pelle. Qui, invece, tutto sembra diverso.
Impressionante il colpo d’occhio dall’alto sopra Milano: Piazza Castello e anche via Beltrami, l’elegante arteria che conduce a Largo Cairoli e poi, trasformandosi in via Dante, al Duomo. Migliaia e migliaia di appassionati che festeggiano, esultano, urlano, cantano l’inno italiano, quasi tutti indossando un cappellino rosso. L’equivalente di una sciarpata in uno stadio di calcio, ma in strada. Non solo: in uno degli incroci più glamour che il nostro Paese presenti. E tutto per manifestare le proprie speranze e il proprio amore a un grande campione quasi sopraffatto da tanta passione, nonostante in bacheca abbia già sette mondiali: Lewis Hamilton. E al suo fianco, perfettamente a suo agio nei panni del padrone di casa, un sereno e ormai consapevolissimo Charles Leclerc. Divenuto nel tempo il più italiano tra gli stranieri che abbiano mai pilotato una Ferrari (non ce ne vogliano Clay Regazzoni e il già citato Alesi).
«Ciao a tutti, sono felice e onorato di essere qui. Niente è come la passione dei tifosi Ferrari. Questo per me è tutto nuovo, e voglio dirvi grazie. Vi amo!», si è lasciato scappare Hamilton, che già si sta lanciando in qualche dichiarazione in italiano. E in questo, forse, ha già superato nientemeno che Schumacher. Ci proverà anche Leclerc, che ha insistito e rilanciato: «Anche se sono al settimo anno in Ferrari, è sempre come la prima volta. Ma sono praticamente cresciuto in Italia e ho sempre tifato per il Cavallino. Sognavo di arrivare a farne parte, ora vivo questo sogno. Farò di tutto per riportare il titolo a Maranello». E la gente ci crede. Come forse mai prima d’ora.
Lewis Hamilton e Charles Leclerc durante l’evento in piazza Castello a Milano (Ph: A. Mariani)


