Sofia Goggia e Federica Brignone, un tandem da clonazione. Il 2023 si è chiuso portando le due campionesse rispettivamente a 23 e 24 vittorie in Coppa del Mondo con 51 e 62 podi. Il nuovo anno scatterà con la bergamasca padrona in discesa e superG e con la valdostana pettorale rosso di gigante. Vessilli che dicono tutto circa la loro capacità d’essere incisive, oltretutto allargando la gamma. L’una ha trovato in gigante la solidità che cercava (quattro top ten di fila), l’altra ha trovato l’assetto vincente per essere lassù anche in velocità (strepitoso successo nel superG di Val d’Isere docet). Se Mikaela Shiffrin resta una marziana e, se non accadrà nulla di particolare, inattaccabile per la classifica generale, le nostre – come promesso da SuperSofi ai microfoni Rai dopo Lienz – sono pronte a regalare ancora tantissime emozioni. Unico cruccio in questi 12 mesi per la finanziera il Mondiale di Courchevel terminato a secco, ma terribilmente funestato dalla morte (l’8 febbraio) di Elena Fanchini. Oro in combinata e argento in gigante, invece, per Fede mentre Sofi si sarebbe “rifatta” mettendo le mani sul quarto globo di cristallo di libera, il terzo consecutivo. E dietro di loro? L’orizzonte salva solo Marta Bassino, oro iridato in superG ma ancora a quota zero podi nella stagione in corso. Anche perché la quarta freccia del gruppo Elite, Elena Curtoni, rientrerà probabilmente a Cortina dopo la frattura dell’osso sacro. Il nodo tuttavia è cronico: Goggia classe 1992, Brignone 1990 vale a dire “godiamocele fino al 2027 – deadline messa da Sofia – poi chissà”. Il rischio concreto è vivere diverso tempo nel deserto. Vero che un’epoca come questa va celebrata e ricordata, ma le imprese delle big stanno celando il nulla delle retrovie. Manca il ricambio, manca il vero talento. E le cause sono molteplici con la Federazione prima responsabile per mancanza di lungimiranza e, probabilmente, adeguata attenzione agli atleti. Qualche sussulto di Roberta Melesi, qualche punticino qua e là delle altre (Lara Della Mea in primis mentre preoccupa l’involuzione di Martina Peterlini ndr) e l’assenza di veri prospetti dovrebbero far scattare un campanello anziché “coprire” grazie alle imprese delle big. Da tempo immemore i pali stretti sono tabù, ad eccezione del quinto posto di Marta Rossetti a Killington. E non che tra gli uomini la situazione sia differente. Siamo al “copia e incolla” con la sola differenza che a vestire i panni di Goggia&Brignone è rimasto il solo Dominik Paris (tornato sul gradino più alto nella discesa della Val Gardena il 16 dicembre scorso). Alex Vinatzer si è messo al collo il bronzo iridato tra i pali stretti poi ha collezionato più uscite che arrivi, la parte restante è appesa a qualche top 30 raffazzonata qua e là o, quando si azzecca la rimonta, una top 10 più figlia della “giornata fortunata”. In velocità, a fianco di Domme, c’è un Mattia Casse solido ma ancora senza podi e bisogna attendere il lento recupero di Giovanni Franzoni per confidare in un giovane. In gigante, invece, la promessa ci sarebbe. Attualmente però, il 22enne bergamasco di Ponteranica Filippo Della Vite – ben oltre la dose di melassa dispensata forse troppo frettolosamente da qualcuno – ha ancora molta strada da fare per essere considerato in linea per un potenziale podio. In ogni caso nel suo 2023 sono arrivati un quinto posto nel parallelo a squadre, un sesto ed un settimo in gigante. Ma datati 12 e 18 marzo. Nell’annata attuale distacchi pesanti e top ten rimasta un obiettivo. Il suo cammino, quantomeno, attende solo una propulsione perché il materiale c’è ed è di qualità. Altrove, invece, servirebbe una rifondazione. Per non trovarci, tra un quadriennio, a vivere solo di ricordi.
Sofia Goggia, nella foto sul podio insieme a Federica Brignone, inizia il 2024 da leader in discesa e superG (Ph: Pentaphoto)