Il pallone ha smesso di rimbalzare. Il mondo del basket stasera è sospeso in un limbo tra dolore, incredulità e rabbia. Un uomo ucciso. Un autista di bus, che stava riportando a casa i tifosi di Pistoia, ammazzato senza una ragione, senza una logica, da una pietra scagliata durante un assalto probabilmente (il condizionale resta d’obbligo) da un manipolo di ultra’ di Rieti. Una tragedia dai contorni ancora da chiarire, ma già durante la partita tra Rieti e Pistoia, per la sesta giornata di serie A2, c’erano stati tafferugli tra le due tifoserie con tanto di intervento delle forze dell’ordine. Poi i tifosi pistoiesi erano stati scortati fuori città, fino al casello, fino all’imbocco della superstrada Rieti-Terni, dove è avvenuto l’agguato, mortale. Tragedia probabilmente imprevedibile, perché nel basket i gravi episodi di violenza risalivano ai primi anni ‘novanta, più di trent’anni fa. Era un altro mondo. Ma da un paio di anni intorno al basket sono aumentati gli incidenti, per una ragione semplice: molti ultra’ daspati dagli stadi riescono a intrufolarsi nei palazzetti e continuare a seminare violenza. Che attecchisce. E degenera. Lo scorso anno la A2 e’ stata costretta a far disputare le attese sfide playoff tra Forlì e Rimini, sentito derby romagnolo, a porte chiuse dopo incidenti peraltro avvenuti lontani dal palazzetto. E il basket è dovuto correre ai ripari, con i biglietti nominali, aumentando e inasprendo i controlli agli ingressi.
Sia domenica che mercoledì agli ingressi della ChorusLife Arena di Bergamo si sono formate code molto lunghe, proprio per queste nuove norme restrittive che obbligano i tifosi a presentarsi con i documenti in mano per l’identificazione e gli stewards a perquisire giubbotti e zaini. Molte polemiche montate per i ritardi e le code di mercoledì sera all’esterno della ChorusLife andrebbero tarate su queste novità regolarmentari: non si potevano aprire i portelloni e fare entrare i tifosi senza controlli. Ci sono norme chiare. Che non possono però arginare la violenza più folle, che arma la mano di un esagitato che scaglia una pietra contro il parabrezza di un bus a decine di chilometri dal palasport. Sull’episodio mortale di questa sera faranno chiarezza gli inquirenti e l’assassino e i suoi sodali ne risponderanno alla giustizia penale, con il carcere, non con i daspo. Ma il basket adesso ha paura e si fa domande che non hanno risposta. E domenica tutti i campionati, ad ogni livello, potrebbero fermarsi per dare un segnale forte. Per colpa di pochi violenti ora rischiano di pagare tutti.
“Sono sconcertato, non ho parole, il basket non è questo”, ha dichiarato in una nota il presidente Stefano Mascio, che, a nome di tutta la Gruppo Mascio Bergamo, ha espresso il suo cordoglio per la tragica scomparsa dell’autista del bus dei tifosi pistoiesi aggredito questa sera sulla Rieti-Terni dopo la partita tra Rieti e Pistoia.
“Il nostro primo pensiero è per la vittima e per la sua famiglia. Non ci sono parole. Sono incredulo: la violenza non può fare parte del nostro sport. Il basket non è questo, anche stasera nella nostra partita a Livorno abbiamo visto volare una bottiglia in campo. Questo non lo possiamo accettare e faremo sempre la nostra parte per tenere fuori i violenti dal nostro sport”, ha ribadito con fermezza il presidente Mascio.
E adesso tutti i dirigenti e proprietari riflettono su cosa fare. Il pallone stasera ha smesso di rimbalzare e domenica il basket potrebbe stare fermo.