Chi sono gli Ultras? Se lo è chiesto, e ha provato a delinearne il variegato profilo, l’autore tv e documentarista Lamberto Ciabatti, nel libro “Ultras” che riporta come sopra titolo “Ogni maledetta domenica vincere o perdere non conta”. “Teppisti”, “delinquenti”, “facinorosi”, “nemici pubblici numero uno”: gli ultras – ovvero le frange più oltranziste del tifo calcistico – vengono raccontati sempre così. E agli occhi dei più appaiono come una tribù indecifrabile – recita la presentazione del testo. Eppure, dietro la narrazione di media, opinionisti e operatori di pubblica sicurezza si agita un universo mosso da sentimenti radicali, regolato dalle leggi della Strada, animato dalla fede – tanto irrazionale quanto trascinante – per i colori di una maglia. Ciabatti scrive degli Ultras ribaltando la prospettiva, smontando luoghi comuni, pregiudizi e retoriche, dando voce a chi fino adesso ha scelto di parlare solo con i cori, gli slogan da striscione. È la storia, che l’autore definisce alternativa, di una galassia impenetrabile dell’Italia a cavallo tra gli anni Settanta e il Duemila, in cui emergono i caratteri di una tipologia di passione ai più incomprensibile. Dodici storie, dodici squadre, dodici ultras che raccontano l’esperienza di militanza in curva. Testimonianze raccolte in stile documentaristico televisivo e trasposte nel racconto, per descrivere un fenomeno che ha dato luogo a scontri e imposto regole laddove si concentrava il tifo più caldo. Non per dare un giudizio su comportamenti che, sfociando nella violenza, si commentano da soli, ma per mostrare quale ragione potesse spingere una persona ad essere uno degli Ultras.
Nel corso della recente presentazione del libro, che si è tenuta al Circolino di Bergamo Alta, Lorenzo Ciabatti ha spiegato di avere incontrato personalmente ognuno dei testimoni della propria vita da ultras. Naturalmente, egli si è dovuto guadagnare la loro fiducia registrandone le voci, perché anche il tono che accompagna le parole dà un senso al racconto. Tutte le testimonianze sono autentiche e naturali, senza censure né forzature. Di ogni persona emerge il bene e il male, come qualcuno degli intervistati ha detto, in un’altalena di contraddizioni. Tanti i racconti crudi, di gesti che hanno guastato una gioia o accresciuto un’amarezza. Gente pronta a fare a botte come pure ad abbandonarsi alla tenerezza. Ci sono, infatti, le madri preoccupate per le sorti dei figli in trasferta. La maggior parte dei racconti è ambientata negli anni Ottanta, in un clima di situazioni spesso fuori controllo. Recuperando le dodici testimonianze e fotografando quel mondo passato, l’autore restituisce una memoria che sarebbe passata all’oblio lasciando dei vuoti di cronaca umana. Oggi sono cambiati i tempi e le curve. Ma recuperare la storia serve soprattutto a non ricadere negli stessi errori.
Un particolare della copertina del libro di cui è autore Lamberto Ciabatti (edizioni SEM)